lunedì 21 novembre 2016



















Quattro sedie  rosse e il tavolo bianco



Lei nero vestita, la casa rossa e verdi campi dintorno, 
come un principio di stagione


Ed io che chiamo da lontano e lei che non mi sente, 
ma non si oppone


E decido di fare il possibile, di getto senza pensare, 
senza tentennare


Un momento di rimpianto e poi a rotta di collo verso il mare


Ci stai non ci stai seduta sulla sedia rossa ad aspettare 

ed io che sorseggio il caffè, seduto lì di fronte sul bianco divano


Non mi è mai piaciuto l’amore da così vicino


Mi ritiro di buon ordine, si cara, mi ero sbagliato

quel che dissi non lo capisti, del resto ero così lontano


Ora tu dici che devi fare il possibile per rimediare

per rimettere le cose a posto, perché tutto ridiventi normale


ma mi rovescio il caffè sul braccio e mi fa male

gocce nere sul pavimento impossibili da pulire


Rimane tutto così sospeso, come sul tuo diario

tanto di scritto molto da raccontare, ma poco, o quasi nulla da fare


Cancelli le parole ad una ad una e cosa rimane in quello spazio molecolare

che cosa rimane del nostro viaggio verso il mare


E io che ti racconto mille storie da inventare, mentre i discorsi seri spariscono nel vento


Che faccio rimetto a posto le mille parole? Ridipingo dalle macchie il pavimento, nella speranza che svanisca il mio tormento


Non muoverti dalla tua posizione, rimani ferma nel tuo stato

se mai sarò io a porre la questione, un giorno di buon ora nel mezzo alla colazione


Il caffè uscirà dalla tazzina, sul pavimento, e sarai tu stavolta a ridipingere le macchie sul pentimento 

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