Quattro sedie rosse e il tavolo
bianco
Lei nero vestita, la casa rossa e verdi
campi dintorno, come un principio di stagione
Ed io che chiamo da lontano e lei che
non mi sente, ma non si oppone
E decido di fare il possibile, di getto
senza pensare, senza tentennare
Un momento di rimpianto e poi a rotta
di collo verso il mare
Ci stai non ci stai seduta sulla sedia
rossa ad aspettare
Ed io che sorseggio il caffè, seduto
lì di fronte sul bianco divano
Non mi è mai piaciuto l’amore da
così vicino
Mi ritiro di buon ordine, si cara, mi
ero sbagliato
Quel che dissi non lo capisti, del
resto ero così lontano
Ora tu dici che devi fare il possibile
per rimediare
Per rimettere le cose a posto, perché
tutto ridiventi normale
Ma mi rovescio il caffè sul braccio e
mi fa male
Gocce nere sul pavimento impossibili da
pulire
Rimane tutto così sospeso, come sul
tuo diario
Tanto di scritto molto da raccontare,
ma poco, o quasi nulla da fare
Cancelli le parole ad una ad una e cosa
rimane in quello spazio molecolare
Che cosa rimane del nostro viaggio
verso il mare
E io che ti racconto mille storie da
inventare, mentre i discorsi seri spariscono nel vento
Che faccio rimetto a posto le mille
parole? Ridipingo dalle macchie il pavimento, nella speranza che
svanisca il mio tormento?
Non muoverti dalla tua posizione,
rimani ferma nel tuo stato
Se mai sarò io a porre la questione,
un giorno di buon ora nel mezzo alla colazione
Il caffè uscirà dalla tazzina, sul
pavimento, e sarai tu stavolta a ridipingere le macchie sul
pentimento