martedì 16 maggio 2017
















Quattro sedie rosse e il tavolo bianco

Lei nero vestita, la casa rossa e verdi campi dintorno, come un principio di stagione
Ed io che chiamo da lontano e lei che non mi sente, ma non si oppone
E decido di fare il possibile, di getto senza pensare, senza tentennare
Un momento di rimpianto e poi a rotta di collo verso il mare

Ci stai non ci stai seduta sulla sedia rossa ad aspettare
Ed io che sorseggio il caffè, seduto lì di fronte sul bianco divano
Non mi è mai piaciuto l’amore da così vicino

Mi ritiro di buon ordine, si cara, mi ero sbagliato
Quel che dissi non lo capisti, del resto ero così lontano

Ora tu dici che devi fare il possibile per rimediare
Per rimettere le cose a posto, perché tutto ridiventi normale

Ma mi rovescio il caffè sul braccio e mi fa male
Gocce nere sul pavimento impossibili da pulire

Rimane tutto così sospeso, come sul tuo diario
Tanto di scritto molto da raccontare, ma poco, o quasi nulla da fare
Cancelli le parole ad una ad una e cosa rimane in quello spazio molecolare
Che cosa rimane del nostro viaggio verso il mare

E io che ti racconto mille storie da inventare, mentre i discorsi seri spariscono nel vento
Che faccio rimetto a posto le mille parole? Ridipingo dalle macchie il pavimento, nella speranza che svanisca il mio tormento?

Non muoverti dalla tua posizione, rimani ferma nel tuo stato

Se mai sarò io a porre la questione, un giorno di buon ora nel mezzo alla colazione
Il caffè uscirà dalla tazzina, sul pavimento, e sarai tu stavolta a ridipingere le macchie sul pentimento

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