La
soglia
La
prima volta che varchi la soglia
E’
un Nirvana che subdolo ti invoglia
Un
insieme di punti di vari colori
Ed
è l’assoluto che in te si risveglia
Dimmi
il dharma che avresti voluto
Oppure
il chakra che ti sarebbe piaciuto
Ma
quella porta non si vuole aprire
E
tu rimani sospeso in un mondo irreale
Che
peraltro assomiglia al tuo luogo natale
Ma
che non sembra per niente uguale
E
così di un consiglio avresti bisogno
Della
luce e di una mano che ti indichi il cammino
Ma
di nessuno a cui stare vicino
Ripercorri
a ritroso la marcia incantata
A
nuoto nel fiume giallo, a cavallo nella terra dimenticata
Il
perché della vita non è cosa data
È
un bisogno ancestrale, un attitudine ereditata
Ma
poi tutti i giorni ti risvolti nel fango
Cosa
ben più concreta di una preghiera imparata
Mi
dice vieni sulla montagna
Tu
sei un vagabondo, un vagabondo del dharma
Ci
passi le notti e i giorni in silenzio
Non
mangi non bevi e ti inchini sotto il cielo stellato
Aspetti
qualcosa che squarci la luce, un pensiero costante, l’elemento vibrante
Un
sobbalzo da dentro, una sorpresa eccitante, qualcosa mai visto, nemmeno guardato
Io
penso è tutto sbagliato, è un pretesto questo assurdo girare
Perché
dare retta a un divino creatore, cosa ne sa lui più di un dottore
Di
come curare e di come sedare e quando dirti se sia il caso sperare
Così
dammi un segno che mi faccia auspicare che è meglio aspettare o meglio abdicare
dal trovare la via, il cammino segnato, anche nel buio di un destino sbagliato
Oggi
ho trovato il mio dharma, i miei dei sapienti mi hanno graziato, un ordine
cosmico nel quale ho già navigato
Sacerdoti
bardati di rituali codificati, le bocche cucite in assordanti significati
Così
in attesa di un intervento divino mi mischio al grezzo e sporco destino e in
sanscrito yddish copto e aramaico latino rinuncio all’oriente e al suo mirabile
cammino.
Grazie
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